domenica 25 febbraio 2007

E' tornato: in sogno..


Ce la metto tutta per far funzionare la mia vita e poi.. riappari TU.. a scombussolarmi le notti insinuandoti in qualche sogno.

Eri incantevole, ..Caspita, se lo eri!

Eri come sempre al centro della scena: della ‘mia’ scena..

D’un tratto mi ritrovo a piedi nudi su di un morbido tappeto d’erba alta una trentina di centimetri che fuggo dalla folla seguendo un percorso così meravigliosamente intimo e seminascosto..

Volevo che tu mi scorgessi e che nutrissi il desiderio di raggiungermi..

Mi hai riconosciuto e mi hai raggiunto.

Ci siam scambiati poche parole. Ero felice.

Quando ho scorto nei tuoi gesti che avevi impegnato questi ultimi anni ad ingozzare il tuo cuore di ‘te stesso’, non lasciando più spazio ad alcuno..
D’impulso, senza poter altro, mi sono alzata, piena di sgomento e angoscia.. e sono fuggita di nuovo. Questa volta non volevo essere inseguita, ma solo sfuggire al soffocante senso di smarrimento e di prepotente sconfitta..

Tu non mi hai inseguito.

Quanto ti ho amato!..

mercoledì 7 febbraio 2007

Padre e figlio


Stamattina ho assistito ad una scena bellissima…

Ero nella sala d’attesa dello studio del mio medico e con me c’erano altre persone, per lo più anziani.. Tra queste noto un uomo mingherlino, sui 35, vestito con panni consunti ed un cappellino di lana pieno di nippoletti... Aveva l’espressione di un brav’uomo.. Più in basso, avvinghiato ad una sua coscia, il figlio, uno splendido bimbo di 5 anni avvolto in un cappottino forse troppo grande per lui, ma che aveva l’aria di tenerlo bene al caldo… Il meraviglioso cucciolo di uomo affondava spesso il viso nel vecchio giaccone del padre, che per quanto logoro sembrava essere il posto più rassicurante del mondo in cui nascondere gli strascichi di un sonno rubato.

Che bel viso quel bambino! Era il calco del padre solo senza i segni degli anni che lo avevano provato.

Ad un certo punto il padre, sempre con quell’espressione di beatitudine dipinta nello sguardo, si accovaccia sulle ginocchia e con le dita percuote meticolosamente e con tenerezza gli occhietti del figlio dalle ultime tracce del sonno da poco abbandonato. Quasi simultaneamente lo splendido bambino sorridendo dolcemente al papà e perso nei suoi occhi allunga una manina verso quel viso verso il quale sembrava essere in adorazione e carezzevolmente comincia a far scivolare il piccolo dito sul suo viso ad emulare quel gesto d’amore.., quasi come un gioco…

Non vedevo qualcosa di così bello da molto tempo.

venerdì 2 febbraio 2007

Prima o poi..


Credo che il mio cuore mi abbandonerà...
e cazzo non sto parlando per metafore.
C'è qualcosa in me che non va,
ma farò di tutto per superarlo
senza mai più lasciare lo sport,
una delle poche gioie della mia vita.

Una che non ha più un suo perché

Un tempo sarei stata capace di esprimere le mie sensazioni e, soprattutto, di viverle…


Oggi non ne sono più capace…

Soffro ancora, certo, ma ho imparato uno strano modo di reagire: mi chiudo nel nulla. Piuttosto che lasciare che delle persone possano farmi del male, le allontano semplicemente.

Amare.., beh, fatta eccezione per mia madre e per mio fratello, posso dire che ho quasi rimosso del tutto le emozioni che sa dare solo l’armonia di due persone che si amano sul serio. Io il mio momento l’ho già avuto e col tempo si consolida in me sempre più la convinzione che momenti così magici non si ripeteranno più. Certo potranno essercene di molto simili, ma fondamentalmente saranno felicità condizionate dal riflesso di un passato.. Questa consapevolezza ha fatto sì che la luce e la vitalità che hanno sempre colorato il mio viso di pura gioia si ingrigissero sempre più, ed ora dal mio sguardo riflesso nello specchio non emerge nient’altro che una spessa patina di disillusione…

Non nutro più grosse aspettative dal mio futuro, non ho fiducia in me stessa, mi resta solo il rammarico di non esser stata in grado di far emergere nessuna delle potenzialità che possedevo…

Non ho saputo trovare il mio perché.